[+18] Wonderdoor

[Michael x La porta riservato]

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  1. Wrath;
     
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    Wonderdoor
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    La risposta, se possibile, riuscì a perplimerlo ancora di più, dato che non spiegava nulla e al tempo stesso insinuava che dovesse arrivarci facilmente. La realtà era che aveva già visto schemi del genere - con le sue preferenze, non era una sorpresa - ma non gli sarebbero mai davvero stati comprensibili, men che meno riconoscibili. Continuò a rimanere fermo, seppur con un leggero disappunto in volto, quando lo vide alzarsi per andare a prendere qualcosa, osservandolo senza la minima vergogna mentre si abbassava con giusto abbastanza enfasi da far capire che fosse un qualcosa che gli veniva naturale, non che stava facendo intenzionalmente. Lo trovò seducente ad un livello così profondo ed atavico, proprio là nella parte più animale e recondita dell'anima; fu salvato da un assalto immediato solo dal fatto che stavano parlando di cose serie, e per questo Michael riuscì nel wisdom check necessario a mantenere la concentrazione abbastanza a lungo da permettergli di finire ciò che stava facendo.
    Mai si sarebbe aspettato quello che vide, però; l'uomo svuotò il contenuto di una scatola di fronte a lui - ci vollero dei secondi prima che l'immagine di fronte ai suoi occhi tornasse la realtà, ad onor del vero - compreso un certo origami che riconobbe immediatamente anche un anno dopo.
    Sollevò istintivamente lo sguardo verso James, lasciandogli spazio per mettersi sul letto con lui, e ascoltando quella spiegazione che gli strappò il cuore. Non rispose immediatamente, abbassando lo sguardo su quella pila di parole segrete consegnate all'inchiostro di pagine nascoste, catturando appena qualche frase che lo costrinse a cedere alla curiosità. Ne prese inizialmente una a caso, contando sul fatto che l'altro lo avrebbe fermato se avesse voluto, e cominciò a leggere.
    Era una collezione di quelle che parevano essere lettere, forse più fotografie dell'anima, quei discorsi segreti che normalmente uscivano soltanto con pochi vestiti addosso, copertine e riflessi delle lucette sul soffitto, e ci vollero molte righe prima che capisse che erano rivolte proprio a lui, e nemmeno in modo figurato. Ogni singolo foglio parlava di lui e a lui, di sentimenti nei suoi confronti, di cose che James avrebbe voluto fossero andate diversamente, dei suoi pregi e i suoi difetti, le sue preoccupazioni, cosa aveva provato quando li aveva aspettati fuori dal tunnel, e così per molte altre righe. Mentre le parole si susseguivano di fronte ai suoi occhi, Michael allungò una mano, andando a cercare quella dell'Atheleian per stringerla ed intrecciare le dita con le sue. Era più un gesto probabilmente istintivo che davvero passato per il filtro della razionalità, dato che il Norn non spostò per un attimo lo sguardo dallo scritto, completamente assorbito.
    Quando risollevò gli occhi lucidi continuò a rimanere in silenzio ancora per qualche secondo, contemplando il miracolo che aveva di fronte come fosse l'ultima volta che lo avrebbe visto, e strinse un po' più forte la sua mano. Non era triste; per quando proprio al centro del suo petto ci fosse una voragine e il suo respiro fosse quasi impercettibilmente rotto, l'emozione che stava provando in quel momento non era negativa. Certo, bruciava, provocava un indicibile dolore e un'indolenza nel diaframma totalmente opposta all'irruenza con cui si faceva sentire il battito cardiaco; era morente, non come una foglia secca, ma come una gigante rossa che in ogni istante della sua vita diventava ormai sempre più prossima alla supernova. Si diede del tempo, lottando per catturare delle parole da dire, come avrebbe fatto un uomo ubriaco con una saponetta caduta nella vasca; erano lì, le percepiva chiaramente, eppure gli sfuggivano dalla presa della coscienza con una tale leggerezza da sembrare quasi lo deridessero.
    «Sei...» cominciò. Almeno dire qualcosa lo avrebbe obbligato a continuare.
    «Sei un tale gattino abbandonato.» continuò, la voce incrinata dall'emozione a malapena contenuta. Si ritrovò però insoddisfatto, perchè le parole che aveva pronunciato non erano quelle che stavano nella sua mente. Cioè, in realtà lo erano, i due concetti erano perfetti sinonimi in ogni singola dimensione, però al tempo stesso questo poteva saperlo solo chi lo conosceva. Decise di non scommettere una seconda volta sul caso, anche perchè no, meritava che lo dicesse davvero. Si asciugò distrattamente la singola lacrima che era sfuggita alla sua prigione per andare a bazzicare sulla sua guancia. Inspirò. Espirò.
    «Sei bellissimo» riprovò disse poi, con un tono soffice e uno sguardo dolce; era chiaro non fosse propriamente abituato ad esprimere il concetto, ma non poteva non pensarlo, e se non poteva non pensarlo allora che senso aveva non dirlo? Tanto nel mondo era perso per mancanza di un po' di coraggio, e tanti cadevano di fronte alla paura; non lui, non ora. Un altro respiro profondo.
    «E scusa affermò poi; non era capace di sentirsi in colpa, e in momenti più unici che rari al massimo sentiva di aver genuinamente compiuto un errore: era uno di quei momenti.
    «Avrei dovuto pormi due domande. Alla fine è facile dare la colpa a te quando ho fatto la stessa cosa» ammise, con una risata divertita, tinta di un'emozione che emanava sì luce, ma non come una fiamma, più un tizzone ardente. Sì, credeva lo odiasse, ma in fondo non aveva cercato conferma; era colpevole quanto lui, ed era semplice rifugiarsi dietro alle accuse. Ma in quel momento non avrebbero potuto essere più scoperti di così, nel fisico e nell'anima, e non aveva senso fingere che non lo sapesse, nè di fronte a lui nè di fronte a sè stesso. Gli rivolse poi uno sguardo, pregno di emozioni senza nome e senza controllo; non aveva mai smesso di stringergli la mano, e non lo fece nemmeno in quel momento, restando soltanto ad osservarlo come fosse un criminale di fronte ad una giuria.
    «Bene, possiamo tornare a ciò che stavamo facendo prima. Non ho più domande assurde. Promesso.» aggiunse infine, innocente, vulnerabile, spezzato, ridacchiando poi con la puerile leggerezza di chi era perfettamente consapevole della sfrontatezza della propria affermazione e di cosa questo affermasse. Ma in fondo non gli importava essere trasparente... una volta tanto.


    That Melody ♪ ♫

    ∆ Mi sa che otterrai comunque le mie opinioni personali. Non credo ci sia nulla da fare. :slap:
    ∆ M che passa dal guardare un culo ad avere un semi mental breakdown è god tier. Solo here certi rollercoaster.

     
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23 replies since 9/11/2023, 03:36   248 views
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