Mambo number five

[Michael x Angela]

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    tonight, I want to see it in your eyes
    feel the magic, there's something that drives me wild
    and tonight, we're gonna make it all come true
    'cause girl, you were made for me
    and girl, I was made for you

    «Ehi, capo»
    L'improvvisa variazione bastò a scuotere Michael, ormai dissociato dopo ore di guida. Il Norn rivolse uno sguardo seccato alla radio, meditando se insultare JJ o se chiedergli cosa avesse. Dopo vari secondi di silenzio, finalmente si decise ad abbassare i Metallica e a rivolgere la parola a quello che poteva essere lontanamente considerato il suo aiutante.
    «Sei qua solo a flirtare come il tuo solito o hai qualcosa da dire?» disse retoricamente Michael. L'uscita provocò una risata nervosa in JJ, seguita da numerosi secondi di silenzio, e soltanto dopo arrivò il motivo della chiamata radio.
    «Sei ancora in viaggio per Covet? Hanno annunciato che sta arrivando una tempesta di sabbia in quella zona del deserto. Stai attento»
    «Hm. Grazie»
    «Senti capo, la prossima volta che ti trovi ad In-»
    Michael spense la radio, ignorando qualsiasi tentativo successivo di comunicare e di organizzare strani appuntamenti di JJ. Ah, la tempesta di sabbia non ci voleva proprio. Tamburellò con le dita sul volante, mentre con lo sguardo cercava un posto decente per fermarsi, per quanto ne potesse davvero trovare uno in mezzo al deserto. Aveva contato di fare tutta la strada per Covet in un giorno solo, ma chissà quanto sarebbe durato quel dannato contrattempo.
    Parcheggiò dietro una duna, cercando di mettersi il più possibile al riparo dal vento - non voleva mica essere sepolto - e spense il veicolo, destreggiandosi poi fra i sedili fino ad arrivare sul retro del veicolo. Il solito Huid lo guardò con un'aria che pareva incuriosita.
    «Tempesta di sabbia. Quando finisce ripartiamo, facciamo tappa a Desire da Angie, che sono stanco» spiegò Michael alla creatura. Non sapeva nemmeno davvero se poteva capirlo, quella cosa, ma si era ritrovato spesso a "parlare" con lui durante il viaggio, seppur con nessuna risposta da parte dell'Huid. In più, al coso piaceva occupare il sedile del passeggero, e Michael trovava l'abitudine troppo adorabile per ignorarlo davvero. Il Norn si mise seduto, riprendendo i propri appunti sulla creatura dell'Oasi e riprendendo a studiarli, mostrando i disegni all'Huid, che parve approvare.
    «Tu non ti infili nel prototipo, no?» scherzò verso l'Huid, che rimase a "fissarlo" con il viso vuoto così a lungo da far quasi sembrare che si fosse offeso all'idea.
    «Non fare così. Non ti esplodo mica. Per ora.» sogghignò il Norn, provocando un moto nell'Huid, che sollevò un arto per provare a toccarlo. La sua... zampa?, però, si limitò ad attraversare Michael, generando ulteriore ilarità nel Norn. Fu proprio in quel momento che il vento iniziò ad ululare, annunciando l'inizio della tempesta. Fortuna che JJ lo aveva avvisato, pensò Michael. Forse avrebbe potuto concedergli un attimo la prossima volta che andava ad Indulgence, sì. Avrebbe fatto pagare a lui i drink, ovviamente. Sì, sì. Con quel pensiero tornò alla radio, accendendola e impostando la frequenza dei suoi amici ad Indulgence.
    «Hey boyo, senti, ho una proposta»



    Mambo number five
    ─ villa di Michael, Desire, sera }

    Arrivò fuori Desire che era già sera inoltrata, lasciando il Norn particolarmente compiaciuto della scelta di fare una tappa lì prima di ripartire verso Covet. Era esausto... e soprattutto non vedeva l'ora di reincontrare Angie. Fra ciò che era successo ad Indulgence con Vlad e la questione dell'Oasi, Michael era stato via più del previsto, e se doveva essere sincero... la Thanat gli era mancata. Si fermò un attimo in centro per un caffè e un saluto a qualche amico, prima di andare finalmente in direzione di casa propria. O meglio, casa propria e di Angela, visto che Michael non era lì praticamente mai e quindi era Angie ad usare la villa, principalmente. Sperò di non starla disturbando in qualche momento strano - la sua vita sociale era movimentata almeno quanto quella di Michael, del resto - ma contò che non fosse così.
    Lasciò il veicolo in garage, lanciando un ultimo saluto all'Huid che stava all'interno e trascinando giù un mezzo addormentato Kaliber, che si prodigò a tentare di graffiarlo prima di rinunciare per mancanza di energie. Non appena scese, il Norn non potè non farsi qualche bell'esercizio di stretching, accusando del fin troppo lungo tempo alla guida, e cercò di bere qualche sorso di caffè, scoprendo però che il thermos era vuoto. Bah, pensò. Sicuramente Angie gliene avrebbe preparato un po' come al solito, per cui la cosa non gli provocò poi troppa frustrazione.
    Rassettò il mazzo di fiori assortiti blu - Angie - e viola - Vyrena - che aveva acquisito in modo totalmente e inconfondibilmente legale, nel modo più assoluto non ladrati ad un fiorista a caso in centro. Legato ai fusti stava un pezzo metallico, uno dei più piccoli che si era portato dietro, un anticipo di ciò che aveva nell'altra mano, una borsa piena di ciò che era riuscito a portarsi via dall'oasi, su cui Angela potesse divertirsi a sperimentare. Ah, che non si dicesse che era un uomo poco romantico!
    Arrivò alla porta, entrando in casa e facendo attenzione a lasciar passare Kaliber senza chiudergli la porta in faccia - il povero animale era così esausto da avere un tempo di reazione di minimo cinquanta minuti - e si diresse immediatamente in cucina, scoprendola vuota e silenziosa. Meditò se prendersi una birra, ma alla fine decise di salutare prima Angela e Vyrena, in modo da non farle infartare. Non erano ancora andate a dormire, no?
    La luce proveniente dal salotto lasciò intuire che sì, erano ancora sveglie. Il Norn si diresse quindi lì, silenzioso come era di solito quando era esausto, e spuntò sulla soglia della sala, notando che le due si stavano prendendo una pausa da quella che pareva essere una partita di Colophon - a giudicare dai dadi sul tavolo. Non ebbe cuore di interromperle mentre si facevano le trecce, per cui aspettò che avessero finito prima di parlare.
    «Hey girls. Come ve la passate?» esordì con un mezzo sorriso, temporeggiando un attimo prima di offrire i fiori alle due. Kaliber miagolò, stanco, saltando poi sul divano e prendendo ad ignorare tutti i presenti come il suo solito.


    That Melody ♪ ♫

    ∆ Da considerarsi precedente a Per aspera ad astra.
    ∆ Fingeremo che questo post non sia stato scritto ascoltando Shish is the word :slap:
    ∆ Sì, i Metallica esistono su Atonement, ho deciso così :hidden:

     
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    Angela Chartres



    La serata è passata tranquilla, stavolta - con Vyrena non avevamo voglia di vedere nessuno né di fare niente, ma solo di prenderci del tempo per noi due, come ai vecchi tempi. E, come ai vecchi tempi, abbiamo giocato un po' a Colophon, coi nostri dadi scoloriti che ci portiamo dietro dai tempi dell'Archie, il nostro paesino natale per nostra sfortuna, con quell'orrendo collegio di suore di Honos che ancora ci danno gli incubi ogni tanto.
    La custodia in pelle consunta ma morbida è più recente dei dadi in sé, in verità, e anche quella testimonia i tempi subito successivi in cui andavamo a caccia e ci procacciavamo di che vivere così, tra cibo e troni dalle vendite del pellame e della carne, ma la verità è che non siamo più cambiate molto da allora: giriamo ancora così, col nostro caravan, a cacciare, a divertirci, a costruire qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno partendo da zero, come quel sacchetto che sta lì sul tavolo accanto ai dadi e al blocco dove abbiamo segnato i punti.

    Adesso ci siamo messe a farci le trecce, altro grande passatempo dell'epoca oscura di quella prigione bigotta ed abusante. Quando non mi rapavano a zero, Vyrena mi faceva le trecce, ed io a lei, e così passavamo il tempo, in quegli interminabili giorni ed anni di noia e nulla che si susseguivano senza pietà. E però noi avevamo noi stesse, a vicenda, e ci divertivamo con questi dadi e coi nostri capelli, e in un modo o nell'altro alla fine ce la siamo cavata.

    «Vyrena?»

    «Macchina.»

    “Macchina?”

    Boh, "macchina", dice, e se lo dice lei io mi fido. Non sembra preoccuparsi però, la sua voce è ferma, posata, fredda, meccanica quasi. Commenta la realtà, semplicemente.
    Chissà cos'ha sentito. Forse qualcuno è passato qui vicino, io ero troppo distratta ad essere immersa in questa meditazione fatta di tocchi e precisione.
    Lei però scuote la testa come a voler dire che non è nulla di rilevante, e quindi continuiamo a farci le trecce senza alcuna increspatura nella nostra attività rilassante. Un modo per amarci, profondo ed intimo e pieno d'amore, come abbiamo imparato a fare per anni ed anni ed anni, quando non c'era molto altro.

    Ed è solo quando Vyrena finisce la mia ultima treccia che, quasi infartando, sento una voce che proviene dall'interno della casa ed è rivolta a noi.

    «Hey girls. Come ve la passate?»

    «MIIIIIIITCH!!!»

    E mi fiondo ad abbracciarlo e stritolarlo, mentre Vyrena rimane lì a metà con i fantasmi delle trecce ancora tra le mani, congelata in un mezzo smirk amorevole e materno -lei aveva già previsto tutto, ed ha apprezzato che Mitch aspettasse la fine della nostra attività- a cui non presto attenzione, troppo attratta e concentrata dall'improvvisa presenza del mio uomo. Non lo vedo da così tanto tempo!

    «Mi sei mancato da moriiiiiiiiiiiire!»

    Gli dico sorridendogli con tutti i denti che ho e strusciandomi contro la sua guancia con la mia, per poi tempestarlo di baci su tutta la sua facciona bellissima! Aahhhwww quanto mi è mancato!

    «Uuuuhhh ma che belli!!!»

    «Grazie.»

    «E questo?»

    Ci porge un mazzo di fiori, dei nostri colori preferiti, che apprezziamo molto - sì, anche Vyrena che è di poche parole, ma quel sorrisino inconfondibile la tradisce, e la tradisce perché non sta mascherando niente di ciò che prova. Non ne ha motivo, no: siamo di famiglia, anche Mitch, perché mai nascondergli che ha apprezzato?
    Io, dal canto mio, invece sono un vulcano di esplosività iperintensa come sempre! E non può sfuggirmi quel pezzo di metallo scintillante in mezzo al mazzo! "Che cos'è che cos'è che cos'è?!?", dicono i miei occhi spiritati ed il mio sorrisone di nuovo ad allargarmi la bocca con poca grazia ed eleganza, mentre lo fisso e lo tiro fuori e lo scruto e lo rigiro e rimiro da tutte le angolazioni possibili, sventolandolo anche in aria sopra la mia testa per testarne i riflessi al cambio di angolazione.

    È così shinyyyyyy!!!

     
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