Lovesick

[Einar x Arash]

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    Lost in nightmares.

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    einar




    Entrare nelle Sentinelle è sempre stato un suo desiderio. Ancora nitidi nella sua mente ci sono ricordi vecchi di vent'anni, dove cammina per strada stringendo una mano a sua madre e con l'altra punta il dito a una di loro. Nonostante non avessero alcuna uniforme, aveva imparato ben presto a distinguerle dalle altre persone: molti avevano il viso consumato dalla sabbia, portavano quell'odore fin dentro le Mura, ma in diversi casi riusciva a capirlo dalla loro postura, dall'atteggiamento, dal modo in cui poggiavano le suole contro l'asfalto — leggeri come piume, senza quasi produrre suono.
    Quell'alone di mistero che avvolgeva ognuna di quelle Sentinelle gli faceva brillare gli occhi da bambino, ma anche adesso che ha ventisei anni non sembra essere cambiato nulla. Quasi nulla.

    Sono innumerevoli le cose che non ti dicono sul loro conto. Tornare nelle Metropoli dopo due settimane di nulla nel Deserto è logorante: i suoni e il chiacchiericcio continuo disturbano ogni pensiero; la vastità di odori, ognuno così diverso dall'altro, raggiunge le narici divenendo una distrazione costante; le frequenti interazioni sociali con persone diverse, talvolta anche sconosciute, si trasformano in poco tempo in un supplizio, perché cosa possono mai saperne gli altri. Anche persone come Einar, estroverse e socievoli dalla nascita, sperimentano questo desiderio inconscio di non avere più nessuno nei paraggi — di chiudersi in casa, i tappi per le orecchie pur di non sentire nemmeno il miagolio di un gatto. Del proprio gatto.

    Poco meno di cinque mesi sono trascorsi dalla sua adesione volontaria alle Sentinelle, ma le conseguenze le ha avvertite fin da subito. La stronza che gli ha fatto firmare le scartoffie — non ricorda il nome nemmeno sforzandosi — gliel'aveva anticipato: le sue mani sono ruvide e segnate da graffi da così tanto che non riuscirebbe più a vederle curate, ormai. La sua famiglia, da sempre interessata ad apparire più che ad essere, lo martella ogni due settimane di mettere creme su creme, di tagliare i capelli per averli di nuovo ordinati, di non passare a trovarli vestito sempre come se dovesse partire da un momento all'altro.

    È dopo uno di questi ennesimi litigi che Einar sbatte la porta e solleva il bracciale, contattando il primo numero presente sul registro delle chiamate:

     « Arash. Dove sei? »
     « ... Perché vuoi saperlo? »
     « Vieni da me per una birra? »
    Una domanda semplice, diretta, senza tutte quelle spiegazioni inutili per giustificare la richiesta. Si aspetta lo stesso dall'uomo presente all'altro capo del telefono — non è affar suo il perché vuole compagnia.
     « Non so nemmeno dove abiti, ragazzino. »
     « Vieni o no? »
    Per diversi secondi, entrambi restano in silenzio: « Dammi una mezz'ora per organizzarmi e scrivimi l'indirizzo. Ma è successo qualcosa? »
     « No. »
     « Allora potresti uscire con i tuoi amici invece di passare il fine pentamana con uno di cinquant'anni. »
    Einar stringe il pugno ancora libero. Di amici ne ha molti ma non ha voglia di stare con nessuno di loro: non essendo mai usciti dalle Mura, non sanno cosa significhi controllare compulsivamente un orologio né capirebbero i vari riferimenti al Deserto che farebbe — l'unico che l'avrebbe fatto sentire a suo agio chissà dov'è finito.
     « Ti aspetto tra mezz'ora a casa. Fai presto. »

    Non voglio stare solo con i miei pensieri.


    — — —



     « Quindi sono il tuo amante, adesso? »
     « Non mi piace come parola. »
     « Vedi che a me non importa. » replica Einar, spostando i capelli dal volto « Se ti scopi tua moglie o meno, se lo sappia o no, eccetera eccetera, non mi farà cambiare atteggiamento nei tuoi confronti. Ma vorrei almeno sapere come stanno le cose, per non... trovarmi impreparato. »
    E per non illudersi. Non avrebbe mai immaginato che stare con Arash potesse rivelarsi così interessante: lontano dall'orario lavorativo, quell'uomo risulta estremamente gradevole, con la battuta pronta e anche un certo gusto nel vestire. Fare sesso, poi, è stato fantastico — non avrebbe mai pensato che uno della sua età potesse soddisfarlo in tal modo. Cercava qualcuno con cui perdere un po' di tempo senza sentirsi a disagio, ma non aveva messo in conto potesse finire in questo modo. Per tale ragione — sapendo quanto è facile perdere la testa in certi casi — vuole sentirsi dire che non deve metterci il pensiero, che questa cosa non può essere più di una scopata occasionale con una persona amica.

     « Avevo la tua età quando ho sposato Sara. Ero giovane, impulsivo e sveglio la metà di te. » afferma Arash, con tono malfermo. Rigira una sigaretta spenta tra le dita, che passa gentilmente al ragazzo. « Ci siamo sempre voluti bene, ma... Ormai è diverso. Dopo due figli e quasi trent'anni insieme — »
     « In sintesi, non la ami più. »
     « Né lei ama me. »
     « Te l'ha detto lei? »
     « No, ma lo deduco da — »
     « Allora non darlo per certo. » Sorride, accendendo la sigaretta nonostante sappia che ad Arash piaccia ben poco l'odore del tabacco in combustione. Dopotutto è lui che gli ha concesso questa grazia, e a prescindere non avrebbe rinunciato alla sua sigaretta post sesso. « Un paio di volte mi hai detto che dovevi andare a cena fuori con lei o che avevi qualche ricevimento in famiglia. Robe del genere, non ci ho prestato molto caso. Se nemmeno lei fosse innamorata, che senso avrebbe mantenere questa facciata? Per i figli? Ne dubito. »
    Arash annuisce sconfitto. Passa un braccio intorno al collo del ragazzo, stringendolo in un abbraccio e iniziando ad accarezzarlo. Se non altro, il veterano sa come piacere a qualcuno.
     « Ci hai messo due mesi per ricordare il mio nome ma tutto il resto... Mi hai colto alla sprovvista. »
     « Adesso sai che non puoi mentirmi. » Segue una linguaccia, divertito dall'aver messo al muro Arash. Einar adora vincere. « Allora? Come stanno davvero le cose? E non dirmi che è la prima volta che la tradisci perché non mi sembri manco arrugginito per avere cinquant'anni. »

     « Sara non sa nulla. Con il lavoro che faccio e la costante carenza di personale è davvero semplice stare più tempo fuori che dentro casa. E no, non sei il primo. » Resta in silenzio per qualche istante, come sommerso dai pensieri — forse cercando le parole giuste per continuare. « Non posso lasciarla, Einar: non la amo come un tempo, ma è pur sempre la madre dei miei figli e metà della mia vita l'ho trascorsa con lei. »
     « Quindi i novellini come me sono il tuo compromesso per rendere felici entrambi. » Arash non è contento di quest'ultima constatazione. Lo sente irrigidirsi, i muscoli contrarsi in un moto di stizza misto a dispiacere. Effettivamente, avrebbe potuto avere più tatto. Cerca di spostare il focus su altro: « Quanti anni hanno i tuoi figli? »
     « Non vuoi saperlo. »
     « Ci credo che cerchi nuovi modi per svagarti se ti sei dato da fare così presto. » Einar si morde un labbro: nemmeno lui capisce come faccia ad essere così stronzo e istintivo, certe volte. « Non volevo offenderti. »
     « Non sono offeso. Sono solo confuso dalla tua reazione. »
     « Ti aspettavi una sceneggiata? »
     « Qualcosa del genere, sì. »
     « Te l'ho detto, non mi importa. Finché ti comporti bene con me, quando sei con me, tutto il resto è affar tuo. Non sono un tipo molto geloso. »

    Arash sorride, dolcemente. Gli dona qualche bacio ben più casto di quelli ricevuti fino a una decina di minuti prima — se è questo che ottiene in qualità di amante, potrebbe anche andargli bene senza un futuro insieme. Del sincero affetto vale molto più di tutte le fantasie che può avere.
     « Hai il kink per quelli più grandi? » domanda il veterano.
     « In realtà no. L'età di una persona, il genere e altre stronzate simili non mi interessano. Poi non ho pregiudizi nei confronti di quelli nati nel 2050 pre-V. Mica sei il primo. »
     « 3028 post-V, per l'esattezza. E l'avevo capito di non essere il primo adulto con cui sei stato. »
     « Minchia, sei proprio vecchio. »
     « È più probabile ti lasci scontento uno della tua età, considerato quanta poca esperienza avete voi ragazzini. »
    Forse Einar dovrebbe prenderla sul personale, ma non ne ha voglia: un altro paio di incontri con Arash e gli farà sicuramente cambiare idea sui suoi coetanei.
     « È un tentativo per avere un'altra sveltina, nonnetto? »
     « È un dato di fatto: passate più tempo a messaggiare che a parlarvi faccia a faccia ma... » Esita, gli occhi azzurri che si perdono in quelli color grano del ragazzo. Potrebbe anche restare in silenzio, non terminare mai quel pensiero — Einar vede chiaramente la risposta dal modo in cui contempla il suo corpo, centimetro dopo centimetro. « Se ne hai voglia... »
     « Io ne ho sempre voglia. Prima non mi sono spiegato bene? »





    annotazioni

    Caratteri (spazi inclusi): 8590 ca.
    Tipologia scena: Scena in Solitaria.

    → Mo' se non vi piace l'age gap, fatti vostri. Però questi due sono contenti così, al momento. Restate sintonizzati per i prossimi sviluppi, vivibì.




    Edited by Sad Reality. - 18/3/2022, 17:30
     
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0 replies since 17/3/2022, 17:27   49 views
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