Dinner for two

[Arash x Sara]

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    Lost in nightmares.

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    arash



     « Te la ricordi Magda? »
     « Magdalene? La tua amica della Hubris Nera? »
     « Esatto. Ci siamo viste l'altro giorno per un aperitivo, mentre eri di ritorno tra le Mura. Mi ha riferito che di questi tempi ti ha spesso visto in compagnia di un ragazzino. »
    Arash sollevò lo sguardo su Sara. Erano seduti a un tavolo per due di un rinomato ristorante nella parte Bianca, soli, senza nemmeno i figli al seguito: conversavano come non facevano da tempo, parlando del più e del meno nel tentativo di trascorrere quelle poche ore di anniversario nel modo migliore possibile. Ad esser precisi, era Sara a portare avanti la serata — Arash avrebbe voluto essere altrove, faticando a restare concentrato sui vari aggiornamenti che la moglie gli vomitava addosso da quando avevano deciso di cenare fuori.
     « Sì, è il novellino che mi hanno affiancato. »
     « Si chiama "Einar", per caso? »
    Arash prese tempo, inumidendosi le labbra con del vino. Non capiva dove Sara volesse portare la conversazione, ma ritenne più sensato evitare una menzogna fin dal principio.
     « Sì, Einar. »
     « Che coincidenza. » rispose lei, una mezza risata nascosta da una mano « Magda mi ha detto che quel ragazzo era il migliore amico di suo figlio. »
     « Non sapevo nemmeno avesse un figlio. »
     « Come potresti, non ci sei mai... Poi è da poco che ci conosciamo io e lei, non l'abbiamo mai visto: a quanto pare ha lasciato Hubris e non ha più fatto avere sue notizie. Mi ha raccontato certe cose... »
     « Su Einar? »
     « No, no. Sul figlio. Non ne ha mai voluto parlare di sua sponte e io ho sempre evitato di chiedere — se Aaron o Ethan avessero fatto lo stesso, io non avrei voluto che qualcuno chiedesse. Dev'essere stato un ragazzo terribile, comunque, l'ha fatta penare molto da come ha parlato. »

    Arash tirò, mentalmente, un sospiro di sollievo. Il timore che Sara avesse capito come stavano davvero le cose tra lui ed Einar gli aveva fatto raggelare il sangue nelle vene. Incalzò con le domande, le prime che gli passassero per la testa, al fine di tenere la donna occupata il più possibile: sbirciava di tanto in tanto il telefono, in attesa di un messaggio che non arrivava mai.
    Quel ragazzo... Non riusciva a focalizzare i suoi pensieri su nient'altro. Aveva avuto amplessi e pseudo-relazioni di ogni genere — ma con lui era stato diverso, troppo diverso.

    "Quanti anni mi dai?"
    "Mh... Quaranta?"
    "Acqua."
    "Quarantacinque."
    "O sei cieco o cerchi di tenermi buono."
    "Cinquanta?"
    "Cinquantaquattro."
    "Sei un po' vecchio anche per i miei standard, ma potrei fare un'eccezione."
    "Non può ricapitare, Einar. Devi trovarti qualcuno della tua età con cui divertirti."
    "Potrei essermeli passati già tutti."
    "Impossibile."
    "Ovvio che è impossibile. È solo per dirti che quelli che conosco non li trovo altrettanto interessanti."

    Ricorda quella loro prima volta come fosse ieri. Era stato troppo schietto, troppo diretto, continuando a ripetere che non gli importava né dell'età né del fatto che avesse una famiglia alle spalle. Non voleva demordere, quel ragazzo, ottuso come pochi: si era convinto che lui, con quasi trent'anni di differenza, fosse la persona giusta con cui avere una sorta di relazione extraconiugale.
    Arash, dal canto suo, era sempre stato debole ai desideri della carne. Per quanto avesse più volte declinato gli inviti, alla fine aveva sempre creduto: Einar era una mano che lo trascinava via dalla melma in cui era caduto — ormai da troppi anni per tenerne il conto.

    "Vedi che devi rispondermi ai messaggi."
    "Non sto sempre con il cellulare in mano come voi teppisti."
    "Ma se stai con me devi farlo. È un requisito base. Non è che devi scrivermi un poema ogni volta, però se non ci sentiamo da quasi venti ore... Un messaggio mi farebbe piacere."
    "E cosa dovrei mai scriverti?"
    "Cose come 'Amore, sono finalmente riuscito a farmi una doccia dopo tre giorni nel Deserto, scusami se non ti ho scritto prima. Mi manchi'."
    "'Mi manchi?'"
    "Certo, perché sicuro ti manco quando non ci vediamo. Poi dopo possiamo anche passare direttamente al sexting."
    "Al cosa?"
    "Vabbeh, facciamo che dopo un messaggio simile mi dici quando possiamo vederci."
    "Non potremo mai vederci appena torno a Hubris. Sara e i ragazzi—"
    "Sì, sì, lo so. Mi accontento di essere il secondo in agenda."

    Arash aveva più volte provato ad insistere su questo punto. Come poteva andargli bene il ruolo di amante? Come poteva reggere così bene la pressione di non confidare a nessuno questa loro relazione? A ventisei anni si è ancora giovani — si dovrebbe camminare per strada mano nella mano, alla luce del sole, e non sgusciare tra i vicoli di una città nel cuore della notte. Einar meritava molto più di quanto potesse dargli.

    "Non possiamo vederci domani sera, Sara mi ha incastrato per l'anniversario. L'avevo dimenticato, mi dispiace."
    "Ci sta. Dovresti anche farle un regalo secondo me. Qualcosa di semplice, niente di troppo impegnativo — più è importante il regalo, più sembra che hai qualcosa da nascondere."
    "E tu che ne sai di queste cose?"
    "I genitori di una persona che conoscevo si tradivano a vicenda e non facevano altro. Regali su regali, alcuni assurdi. I sensi di colpa ti fanno fare cose stupide, a volte... Anche se tu nemmeno ti senti in colpa."
    "Questo non puoi dirlo."
    "Lo dico eccome. Se ti sentissi in colpa ci avresti già pensato da solo a farle un regalo, ma soprattutto non avresti dimenticato l'anniversario — invece non ti è manco passato per la testa. Sei innamorato di me, vecchio mio."
    "Stiamo bene insieme e facciamo sesso, niente di più. Non ti illudere."
    "Se riesci anche solo una volta a dire che non mi ami, giuro che me ne vado adesso e cancello il tuo numero in rubrica. Mi do per morto se mi accoppiano di nuovo con te nel Deserto."

    Non riuscì a dirlo, ma non riuscì nemmeno ad ammettere il contrario. Einar aveva rovinato ogni cosa. Con quel suo modo di fare, con la convinzione di avere tutto il tempo di questo mondo per fare cambiare le carte in tavola — con la determinazione che solo una persona appena uscita dall'adolescenza poteva avere. Arash ci era cascato e non sapeva più come uscirne. Era assuefatto da quel ragazzino come mai lo era stato per nessun altro, forse nemmeno per —

     « Ma mi stai ascoltando? »
     « Scusami. »
     « Continui a guardare quel cazzo di bracciale o telefono... »
     « Devi perdonarmi, amore. Sto aspettando un messaggio importante, ma come sempre i miei colleghi se la prendono comoda. »
     « Beh, non mi importa. » Sara, visibilmente contrariata, prese il cellulare dal tavolo e lo spense. Per fortuna, senza nemmeno curiosare al suo interno. « Ormai stai più tempo fuori che in casa. Per una sera potresti anche non pensare sempre al lavoro: anche io ho bisogno di te. »
    Arash riprese il telefono, facendolo scivolare in una tasca. Per una volta, una soltanto, doveva essere il marito che Sara supplicava da mesi di riavere. Doveva solo fingere, darle ciò che voleva, illuderla. Poteva farcela.
     « Hai ragione, una sera senza cellulare mi farebbe bene » le disse, prendendo le mani di lei tra le sue « Non moriranno senza di me. »

    Ma io senza di lui...





    annotazioni

    Caratteri (spazi inclusi): 7000 ca.
    Tipologia scena: Scena in Solitaria.

    → Io la scheda ad Arash non la faccio, quindi vi fate andare bene due scene sporadiche senza link. G r a z i e m i l l e .
    → Tirando i dadi doveva essere una 18+, ma mi è uscito questo. MI DISP.




    Edited by Sad Reality. - 19/3/2022, 04:54
     
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0 replies since 18/3/2022, 16:33   36 views
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