L'invito

[Einar x Sara]

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    einar






    Arash non mi ha mai invitato a casa sua. Dice che tra figli che vanno e vengono, moglie, amiche di quest'ultima, parenti e qualche altra tipologia di legame poco interessante, è praticamente impossibile stare tranquilli. Vero o meno che sia, a me sta bene così: l'Hubris Bianca è abbastanza noiosa e nel mio appartamento non c'è nessuno, oltre Maji, che può dare fastidio — il posto perfetto per compiere adulteri senza inutili rotture esterne.
    Per tutta questa serie di motivazioni, mi sento piuttosto agitato all'idea di andare da lui per la prima volta, dopo un anno e passa di conoscenza. Non ho chiesto spiegazioni — non lo faccio mai — ma l'idea di scopare con una foto della moglie a guardarmi non mi entusiasma moltissimo; sto infatti segretamente sperando che non ne abbiano nemmeno una nella camera da letto.

    Nonostante questa lieve preoccupazione, busso alla porta d'ingresso. Conosco l'indirizzo da sempre e ammetto che, qualche volta, ci sono passato davanti sperando di beccare qualcuno della sua famiglia in carne ed ossa — non per fare scenate, non sarebbe da me, ma per semplice curiosità. In fin dei conti ho visto in foto solo lei e, per quanto ne so, potrei essere amico dei suoi figli senza saperlo. Mi scappa un sorriso al pensiero, smorzato nell'esatto istante in cui la porta si apre e non c'è Arash ad accogliermi a braccia aperte.

    Una donna. Sua moglie. La madre dei suoi figli. Quella che ha scelto per passare la vecchiaia in compagnia. Bellina. Vestita da sera. Decisamente sexy per avere cinquant'anni o quanti ne ha.
     «Ciao… Sono Einar. Dovrei parlare un secondo con Arash. Robe da Sentinelle.»
    Le sorrido e lei ricambia. Vorrei scappare a gambe levate ma non mi sembra una buona idea: non so che fine abbia fatto Arash e non vorrei fare un disastro di proporzioni epocali facendole sospettare che mi scopo suo marito. Ci manca solo questa, sul serio.
     «Prego, accomodati. Arash dovrebbe tornare tra una decina di minuti.»
     «Oh.» Ma che cazzo gli è preso a quel coglione. Mi invita da lui e c'è ancora questa in casa? Forse ha avuto qualche contrattempo o lei ha deciso di non uscire con le oche della Hubris Bianca che frequenta. Non so che pensare. «Posso ripassare più tardi, tanto ero in giro con altra gente da queste parti e —»
     «Non preoccuparti, non rechi alcun disturbo. Mi fa estremamente piacere conoscerti: ho sentito parlare molto di te
     «Spero in positivo.»
    No. Non devo provarci. Mi scopo suo marito e diventare l'amante di entrambi è una di quelle cose che Camille non approverebbe... Anche se lei non ha approvato nemmeno che fossi l'amante di uno solo dei due.
     «Certamente. Conosco anche tua madre, sai?»

    Forzo un altro sorriso e mi decido ad entrare. Lisa, dannata e stupida Lisa Källström, ma con chi cazzo te la fai? Da quando frequenti gente del genere? Mi hai sempre detto che quelli della Hubris Bianca devono fare una brutta fine — e dimentico sempre che mio padre te lo sei preso proprio da quella parte di mondo. Incoerente fino all'ultimo.
     «Come conosce mia madre?»
     «In realtà non credo di averle mai parlato personalmente... Ma abbiamo un'amicizia in comune. Magdalene Cronje. Sei cresciuto con suo figlio, da come mi ha detto.»
    Quella sgualdrina. Una condanna quando frequentavo casa sua e una condanna anche adesso che non sono più obbligato a vederla. Nulla di buono può essere uscito dalle sue labbra, non sul mio conto — non esiste persona al mondo che mi detesti più di lei.
     «Roba vecchia.» Come quella decrepita arrampicatrice sociale. «Spero comunque se la passi bene.»
    Credo che, dal modo in cui ho detto queste ultime parole, anche Sara abbia capito quanto profondamente schifo la sua amichetta del cuore: mi invita ad accomodarmi sul divano presente nel salotto, offrendomi da bere e lasciando cadere l'argomento. Non ho voglia di parlare con lei, figuriamoci se mi tocca fingere simpatia per la stronza e per il figlio di merda che ha procreato. Avrà detto infamità anche su mia madre ora che ci penso. Un giorno dovrò rapirla e lasciarla marcire nel deserto.

     «Da quanto tempo sei un volontario delle Sentinelle, Einar? Lo chiedo perché sembri appena maggiorenne.»
     «Il mese prossimo saranno due anni, signora.»
     «E quando sei nato?»
     «Diciassette del Silenzio, nel 3056.»
    Sorseggia dal calice, contemplandomi come se fossi un abito di sartoria in una vetrina. La emulo, perché in fin dei conti non è male e Arash ancora non si presenta per salvarmi da questa situazione di merda. Se perdessi la pazienza potrei fargliela pagare piuttosto volentieri... «Ventisei anni, quasi ventisette. Sei davvero appena maggiorenne.»
     «Sì, entrare nelle Sentinelle è sempre stato un mio desiderio.»
     «Ammirevole da parte tua.»
    Ho l'inaspettata — anche se non insolita — sensazione che mi stia studiando, o forse addirittura mettendo alla prova. Non mi toglie gli occhi di dosso nemmeno mentre sfila due sigarette da un pacchetto, una per lei e una per me, che accetto per l'inevitabile ansia con cui sto cercando di convivere in silenzio. Devo essere caduto in una cazzo di trappola.
     «So che passi molto tempo con mio marito.»
    Al giorno d'oggi uno non si può nemmeno più fidare dei messaggi su Pravuil.
     «Il mio primo incarico oltre le Mura è stato con Arash, è come un mentore per me. Andiamo molto d’accordo... Nel senso che rendiamo bene come partner... Lavorativi, intendo.»
     «Immagino... Arash è una persona molto paziente, sarà stato facile diventare amici... nonostante la differenza di età e ruolo
     «… Sì, penso non potesse capitarmi un compagno migliore su cui fare affidamento. Mi ha insegnato molto.»
     «Anche a scopare?»

    Resto in silenzio per qualche istante. La guardo dritta nelle palle degli occhi e vorrei sprofondare nel pavimento, ma l'orgoglio me lo impedisce categoricamente.
    L'ha detto davvero?
    L'ha detto davvero.
    Sono fottuto, Arash è fottuto — se lo dicesse a Magdalene ci metterebbe due secondi a saperlo anche mia madre e mi toccherebbe cambiare Metropoli sul serio. Lisa non è una fan di queste cose. L'unica volta che ho osato confidarle che avevo tradito la fidanzatina del tempo non l'ha presa molto bene.
     «Non ho mica aspettato i venticinque per farmi una scopata.»
     «E tra tutti dovevi proprio scoparti mio marito?!»
    Okay, la mia non è stata una risposta adatta alla situazione. Boo-hoo, Einar insensibile come pochi. Però non può davvero pensare che per tutta la mia adolescenza io non abbia fatto niente, è ridicolo. Ma mi ha visto bene?

     «Ascoltami, Sara —»
     «Sai anche il mio nome? Avete parlato di me? Cosa ti ha detto quello stronzo su di me?!»
    Come diamine si placa una donna di cinquant'anni, moglie e madre, ferita per aver appena accertato che suo marito si scopa un ragazzo di ventisei anni, indubbiamente attraente e con la libido sempre alle stelle? Avrei dovuto controllare in anticipo in qualche biblioteca — magari esiste un manuale a cui affidarsi.
     «Ma niente, ogni tanto gli chiedo come te la passi, come se la passano i vostri figli —»
     «Che hanno la tua età!»
     «Faccio finta di non saperlo già?»
    Apprezzo i suoi sforzi per non piangere. Vedo la sua frustrazione sfogarsi su quel misero calice di vino, tracannato alla bell' 'e meglio mentre cammina avanti e indietro per la stanza. Dovrei forse alzarmi dal divano, posare il bicchiere da qualche parte, smettere di fumare e darle un abbraccio consolatorio. O magari levare le tende e basta, per evitare che possa dire qualcos'altro di compromettente e lasciare la rottura tutta ad Arash.

     «Ti rendi conto che ti scopi da chissà quanto un uomo sposato con dei figli, Einar?»
    Nemmeno mia madre, però, si rivolgerebbe a me in questo modo. Mi stavo quasi per sentire in colpa.
     «… E quindi?»
     «Dovresti trovarti qualcuno della tua età, giovane e prestante, non vincolato da un matrimonio, con cui poter uscire alla luce del sole. Non ha senso fare l’amante a ventisei anni.»
     «Ma saranno anche affari miei, questi.»
     «Lo sarebbero se non fosse il mio cazzo di marito!» Vorrei trovare un valido motivo per darle torto, perché secondo me un po' se lo merita. Il problema è che ha tutte le ragioni di questo mondo per dare di matto. «Ho passato trent’anni della mia vita con lui. Tutti gli avvenimenti importanti, i traguardi, le gioie, le condanne... li ho vissuti con lui. È stato tutte... tutte le mie prime volte e credevo anche le ultime. Ho costruito una famiglia con l’uomo che te lo mette nel culo quando io non ci sono.»
    Mi piacerebbe tanto precisare che spesso non sono io il passivo della coppia ma... Forse non è il caso. Sicuramente non sono fatti suoi, ora che ci penso. In realtà non capisco perché stia dando la colpa a me: non le ho rubato il marito, non gli ho mai chiesto di lasciarla per passare il resto delle nostre esistenze insieme. Lo prendo solo in prestito qualche volta.
     «Capisco che adesso sei arrabbiata, ma stai ingigantendo la cosa.»
     «Io sto ingigantendo la cosa? Mi ha tradito, Einar. Con te.»
     «Resti comunque la persona che ha deciso di sposare, con cui ha avuto una famiglia e tutte le sue prime volte — tranne un paio, ma non è di certo colpa tua — eccetera eccetera. Per quanto possa sembrarti un dramma assurdo adesso, in realtà non è successo niente. Io non sono nessuno. Non ho alcun diritto e lui non ha mai avuto alcun dovere nei miei confronti: sono solo l'impegno da mettere in agenda quando non deve lavorare o stare con te.»

    Un po' mi si strozza la voce mentre dico queste cose — che sono vere, messe in chiaro fin dal primo giorno della nostra approfondita "conoscenza". Dopo un anno a scopare, il più delle volte, sempre con la stessa persona... Non posso negare che ci sia del sentimento sincero e reciproco. Mi scopro ad essere quasi geloso di Sara, di tutto quello che hanno avuto insieme mentre io ero a giocare con le bambole o ad ascoltare musica da solo nel mio appartamento. Forse non l'avevo realizzato fino a questo momento perché, per me, lei era solo un volto in una mezza foto che ho visto mesi fa. Forse semplicemente non ho voluto pensarci.
     «Quindi dovrei perdonarlo e andare avanti come se niente fosse? Non funziona così quando sei innamorato di qualcuno, Einar.»
    Purtroppo lo so bene ma non posso né voglio dirglielo. Dopotutto continuo ad essere l'amante di suo marito e non penso voglia davvero conoscere i miei drammi personali — non è che possiamo essere amici, sarebbe assurdo.
     «No, assolutamente. Quello che intendevo dire... Dovreste parlarne voi due, a tavolino, e vedere che fare. Perché anche se io sparissi dalle vostre vite... Non risolvereste niente. Arriverebbe un altro Einar — per quanto ne so io, potrebbe anche esserci già — e tu continueresti ad essere infelice.»
    Come lo sono anche io adesso, a furia di spalarmi merda addosso nella speranza di placare la sua ira funesta. Arash me la pagherà davvero cara per questo — sempre se vorrà vedermi ancora. In effetti non abbiamo mai parlato di cosa avrebbe fatto se Sara fosse venuta a conoscenza dei fatti. Spero almeno ci abbia pensato da solo e che non abbia sul serio intenzione di farla contenta.

    Se non altro, adesso che ha deciso di sedersi di nuovo, un briciolo di quell'ansia che avevo sembra essere andata via. È meno irragionevole di quanto avessi immaginato.
     «Da quanto va avanti?»
     «Un annetto.»
     «E siete innamorati?»
     «Posso risponderti solo per me.» Non sono affatto sorpreso dalla domanda: a ruoli inversi ci avrei messo anche meno tempo di lei per porla. «Credo di sì, di essere innamorato di lui. Ma tu ora mi dirai che sono troppo giovane per saperlo, che lui invece è troppo vecchio e mi sta sicuramente usando per farsi una —»
     «No, non l'avrei detto. Avevo la tua età quando ho deciso di sposarlo e posso immaginare perché lui abbia scelto di... insomma... prendere una sbandata per te.»
    Mi concede un sorriso colmo di amarezza e, per la prima volta da quando sono piombato fuori casa sua, ha abbassato lo sguardo. Credo sia in imbarazzo o che provi disagio — spero solo che in realtà non si vergogni di se stessa. Da quello che ho sentito è davvero una donna fantastica, con un carattere forte e dalla battuta sempre pronta; Arash, per quanto mi abbia confessato di non amarla più come un tempo, non ha mai espresso un commento negativo su di lei; facendo qualche domanda in giro, poi, è uscito fuori che era una di quelle super gettonate della sua annata — e non è mica poco. Il vecchio Arash ha puntato al meglio di due generazioni diverse.
     «E io posso immaginare perché abbia scelto di sposare te, Sara.»





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    Tipologia scena: Scena in Solitaria.

    → Fino a ieri avevo solo 4k caratteri di dialogo. Non so cos'è successo.
    → Btw, non so se mi è piaciuto questo tentativo di prima persona. Sicuramente "interessante", da provare ma... Secondo me non è troppissimo nelle mie corde. Non penso che farò una replica di questo esercizio di stile. : )



    Edited by Sad Reality. - 7/8/2022, 11:52
     
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     «Sara, scusami... Ma quindi con Arash?»
     «Cosa?»
     «Questa è anche casa sua, no? Devi decidere cosa fare — o farne di lui — prima di incrociare i suoi bellissimi occhi color mare e farti fottere.»
    Sara è un essere meraviglioso. In questa ora e mezza passata a non far altro che chiacchierare del più e del meno, penso di essermi innamorato almeno venti volte di lei: è attraente, simpatica, intelligente, uno degli esseri più gradevoli che mi sia capitato a tiro in questi ultimi tempi. Se riuscissi a dimenticare che è la moglie del mio pseudo-fidanzato, non nego che ci avrei provato fin dal principio.
     «Non ne ho idea... Tu che faresti?»

    Io cosa farei? Davvero sta chiedendo consiglio a me, che ho la metà dei suoi anni e mai mi sono trovato in questa situazione? Resto in silenzio per qualche istante, cercando nel suo sguardo qualcosa che mi lasci pensare sia una domanda retorica ma… È seria, terribilmente seria. Si aspetta davvero io abbia una soluzione adatta a lei.
     «Penso che troverei un amante anche io, ma devi sapere che sono un ragazzo ben poco geloso. Fare sesso con la persona che ami è grandioso, paragonabile a niente, ma dopo un po' tutti hanno bisogno di nuovi stimoli... Anche solo per tornare da quella persona e pensare che nessuno è meglio di lei. »
     «Nel 3083 la pensate tutti così?»
     «Figurati. La gente iper fissata con la monogamia esiste ancora e alcuni hanno la mia età. Però io la penso così.»
    In realtà la penso così perché a una certa mi sono rotto di stare dietro alla gente. Ho i miei personalissimi drammi e, se posso evitarne altri, sono ben lieto di farlo. Non impostare dei limiti alle relazioni – sempre se arrivo a definirle tali – mi risparmia un bel po’ di rogne.
     «E non temi che la persona con cui stai poi si innamori di qualcun altro?»
     «Non vivrei bene con una simile para mentale. Se sto con qualcuno è perché mi fido ciecamente.»
     «Vedi dove mi ha portato questo "fidarmi ciecamente"...»
     «E mica ti devi sentire stupida per questo. Lo stronzo è lui.»
     «Ma tu da che parte stai?»

    La domanda mi spiazza. Sono stato rapito così tanto dall’essenza di Sara da aver quasi dimenticato chi dei due mi porto a letto – anche se questo non mi vincola ad agire in favore di uno o dell’altra. Dopotutto io sono l’amante e mi piacerebbe davvero tanto restare tale, possibilmente tornando nel mio angolo oscuro e lasciare loro due ai litigi coniugali.
     «Che intendi, Sara?»
     «Scopi mio marito da un anno. Da come ne hai parlato sembri tenerci sul serio eppure sei qui, a bere calici di vino con me, a conversare con me e a denigrarlo per... suppongo farmi sentire meno ingenua e stupida di quanto in realtà non sia.»
    Abbassa lo sguardo e di nuovo un guizzo di vergogna fa capolino dai suoi occhi. Credo sia sul punto di piangere – ma non voglio che lo faccia: ho imparato a mie spese che nessuno merita le lacrime di qualcun altro, nemmeno il mio amato Arash. Soprattutto il mio amato Arash.
     «Uno, non lo sto insultando: dico solo le cose come stanno. Due, non lo faccio nel tentativo di consolarti — stesso motivo di prima. Tre, non sei né stupida né ingenua: ogni tipo di legame, che sia un matrimonio, un’amicizia o una scopata e via, dovrebbe partire dal presupposto che vi sia una fiducia sufficiente da non limitare l’altro – e tu, da questo punto di vista, sei stata meravigliosa… altrimenti non sarei qui, è chiaro.» Realizzo di essermi avvicinato e di aver preso la sua mano destra tra le mie. Non riesco a volgere lo sguardo da nessun’altra parte e, una parte di me, si sta dannando per non aver avuto la fortuna di conoscerla prima. Che cazzo sto facendo? «E comunque, io non sto da nessuna parte. Sono solo quello di troppo.»

    Mi allontano con la scusa di dover usufruire del bagno. Ho bisogno di respirare, di non vedere lei, di non vedere lui, di ricordare per anche un solo istante come sia meno drammatica la mia esistenza quando riesco a tenermi lontano dei guai. Perché sono nei guai, ormai è un dato di fatto, e sto cercando di ignorare quella piccola vocina nella testa che urla, stridula, che è tutta colpa mia.
    Avrei dovuto capire fin dal principio che non era Arash ad invitarmi. Avrei dovuto capirlo perché non sono stupido, perché lo conosco da abbastanza tempo da sapere che era impossibile, eppure ci sono cascato come se fossi alla mia prima esperienza amorosa extra-coniugale. L’unico vero ingenuo di tutta questa storia sono io.
    Devo uscirne in qualche modo — pulito. Il problema è che sono troppo invischiato ed entrambe le posizioni possibili mi renderebbero infelice.

    Mi vedo costretto ad uscire dal bagno perché sento la porta di ingresso aprirsi. Mi sporgo appena dal corridoio: non ho ancora valutato quale sarebbe la finestra migliore da cui scappare se rientrassero i figli, dunque traggo un sospiro di sollievo nel vedere la figura di Arash avanzare nel salone.
     «Tesoro… Com’è andata la giornata?»
    Ma Sara non risponde. Dura in volto, afferra il proprio calice e lo porta alle labbra – impossibile a questo punto non notare quanti ne sono presenti sul tavolino. Che stronza elegante.
     «Abbiamo ospiti?»
     «'Sera.» Sbuco dall’ombra, con la disinvoltura di chi non ha nulla da nascondere… perché ormai non c’è più nulla di segreto tra di noi. Un po’ è un sollievo. «Vuoi bere qualcosa con noi?»
     «E-einar, ciao! Cosa —»
     «Ah, no. Taglia corto, non serve. Lo sa.»
     «Cosa?»
     «Che scopiamo. Lo sa, gliel'ho detto.»
     «Gliel'hai detto tu?!»
     «Non in quel senso! Ti sembro uno a cui piace mettere zizzania? Ci è arrivata da sola, non è scema.»

    La faccia di merda che mi riserva Arash è qualcosa di stupendo. Lo amo davvero e in parte mi dispiace saperlo internamente così disperato ma… a stento riesco a non ridergli in faccia. Fino a due secondi fa il suo mondo era ancora intero, perfetto come l’aveva lasciato, e adesso…
     «Mi ha invitato Sara. In realtà pensavo fossi tu, però ho trovato lei ad aprirmi la porta: sono entrato fingendo che dovevo parlarti di qualcosa inerente alle Sentinelle, da cosa nasce cosa e — vabbeh, hai capito, no?»
    Questo è il momento della serata in cui posso sedermi su una poltrona, scolarmi la bottiglia di vino e chiudere il cesso. Dovrei solo godermi lo spettacolo – o forse sarebbe meglio andare via? In fin dei conti non sono propriamente affari miei.
     «Quando avevi intenzione di dirmi che hai un altro?»
     «Sara, io —»
     «No, no. Assolutamente no. Se ti avvicini giuro che urlo e non so che potrei dire ai vicini sul tuo conto. Quando avevi intenzione di dirmelo?»
    Gambe accavallate, vino giù per la gola e tanta voglia di intervenire. Dall’espressione di Arash giurerei che vorrebbe disintegrarmi in questo momento perché, per l’ennesima volta, divento il fulcro del problema: com’è facile per le persone dare la colpa a qualcun altro? Il mio pseudo-fidanzato dovrebbe assumersi le sue responsabilità.
     «Non credo Arash te l'avrebbe detto.»
     «Che vigliacco. Mi fai schifo, davvero mi fai schifo. E devi credermi che non sono ferita perché ti scopi uno appena maggiorenne —»
     «Dai, un po' sì.»
    Questa volta è Sara che vorrebbe disintegrarmi e non posso negare che lo meriterei. È più forte di me: la faccia di Arash appena rientrato in casa mi ha fatto passare l’ansia, la paranoia, tutto. Penso di sentirmi addirittura un tantino arrabbiato perché sono fermamente convinto che avrebbe dovuto parlare di me a Sara un secolo fa – se sono qui ‘sta sera, la colpa è interamente sua.
     «... Okay, un po' sì. Però principalmente sono ferita perché dopo tutto quello che abbiamo passato insieme... Non credevo mi avresti mai mentito. Pensi che dopo trent'anni insieme ti avrei impedito di... fare qualcosa di diverso? Al massimo avrei valutato l'idea di farlo con te, perché ti amo e vederti felice è tra le cose che più mi gratifica nell'universo. Come hai potuto pensare che non avrei capito? Sono sempre stata la tua migliore amica, la tua miglior confidente — o almeno credevo di esserlo fino a quando non ho parlato con Einar. E devi ringraziarlo, Arash, perché se non fosse stato per il ragazzino che ti scopi adesso ti avrei già sbattuto fuori a calci.»

    È davvero dolce, Sara. Qualcun altro, al suo posto, avrebbe iniziato a gettare i vestiti del partner nell’immondizia, a spaccare piatti e a urlare fino a perdere la voce. Eppure non mi sembra una donna debole – Arash, poi, mi ha sempre confermato il contrario – quindi deduco che la sua reazione fin troppo pacata sia dettata dai sentimenti che prova per lui.
    Strano, più li osservo e più mi sento una merda. Colpevole. Non è da me, non è per niente da me, ma… Quello stronzo nemmeno mi guarda. I suoi occhi sono puntati su di lei e lei soltanto, così tristi e disperati, forse ancora innamorati – mi ha preso per il culo? No, non voglio saperlo. Preferisco vivere nell’ignoranza e senza ulteriori dispiaceri.
     «Credo sia meglio che vada, Sara. Non serve che resti anche io.»
     «Ah, no. Tu invece resti eccome. Se mio marito mi è stato infedele non è di certo colpa tua — ma vuoi o non vuoi, adesso in questo casino ci sei finito anche tu. »
     «E che dovrei mai fare?!»
     «Sorbisci insieme a me le sue patetiche scuse e giustificazioni.»
    Questa è bella. Passare da amante ad amico della moglie è una di quelle promozioni a cui di solito non sono affatto interessato – in questo caso, però, sto quasi contemplando l’idea di perdere lui e tenermi lei. Sembra decisamente una prospettiva meno problematica e codarda, più nel mio stile. Dubito comunque che Camille sia d’accordo... magari questa volta non le dico niente.
     «Forza, Arash. Prima ti sbrighi e prima me ne torno a casa. Rischio di lasciarti senza alcolici se continuo a restare qui.»







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    Tipologia scena: Scena in Solitaria.

    → Comunque Einar è un piccolo approfittatore seriale.
    → È strano poter ruolare un tradimento senza dover scrivere frasi come "omg sei pure frocio".



    Edited by Sad Reality. - 7/8/2022, 11:51
     
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