Arash non mi ha mai invitato a casa sua. Dice che tra figli che vanno e vengono, moglie, amiche di quest'ultima, parenti e qualche altra tipologia di legame poco interessante, è praticamente impossibile stare tranquilli. Vero o meno che sia, a me sta bene così: l'Hubris Bianca è abbastanza noiosa e nel mio appartamento non c'è nessuno, oltre Maji, che può dare fastidio — il posto perfetto per compiere adulteri senza inutili rotture esterne.
Per tutta questa serie di motivazioni, mi sento piuttosto agitato all'idea di andare da lui per la prima volta, dopo un anno e passa di conoscenza. Non ho chiesto spiegazioni — non lo faccio mai — ma l'idea di scopare con una foto della moglie a guardarmi non mi entusiasma moltissimo; sto infatti segretamente sperando che non ne abbiano nemmeno una nella camera da letto.
Nonostante questa lieve preoccupazione, busso alla porta d'ingresso. Conosco l'indirizzo da sempre e ammetto che, qualche volta, ci sono passato davanti sperando di beccare qualcuno della sua famiglia in carne ed ossa — non per fare scenate, non sarebbe da me, ma per semplice curiosità. In fin dei conti ho visto in foto solo
lei e, per quanto ne so, potrei essere amico dei suoi figli senza saperlo. Mi scappa un sorriso al pensiero, smorzato nell'esatto istante in cui la porta si apre e non c'è Arash ad accogliermi a braccia aperte.
Una donna. Sua moglie. La madre dei suoi figli. Quella che ha scelto per passare la vecchiaia in compagnia. Bellina. Vestita da sera. Decisamente sexy per avere cinquant'anni o quanti ne ha.
«Ciao… Sono Einar. Dovrei parlare un secondo con Arash. Robe da Sentinelle.»
Le sorrido e lei ricambia. Vorrei scappare a gambe levate ma non mi sembra una buona idea: non so che fine abbia fatto Arash e non vorrei fare un disastro di proporzioni epocali facendole sospettare che mi scopo suo marito. Ci manca solo questa, sul serio.
«Prego, accomodati. Arash dovrebbe tornare tra una decina di minuti.»
«Oh.» Ma che cazzo gli è preso a quel coglione. Mi invita da lui e c'è ancora questa in casa? Forse ha avuto qualche contrattempo o lei ha deciso di non uscire con le oche della Hubris Bianca che frequenta. Non so che pensare. «Posso ripassare più tardi, tanto ero in giro con altra gente da queste parti e —»
«Non preoccuparti, non rechi alcun disturbo. Mi fa estremamente piacere conoscerti:
ho sentito parlare molto di te.»
«Spero in positivo.»
No. Non devo provarci. Mi scopo suo marito e diventare l'amante di entrambi è una di quelle cose che Camille non approverebbe... Anche se lei non ha approvato nemmeno che fossi l'amante di uno solo dei due.
«Certamente. Conosco anche tua madre, sai?»
Forzo un altro sorriso e mi decido ad entrare. Lisa, dannata e stupida Lisa Källström, ma con chi cazzo te la fai? Da quando frequenti gente del genere? Mi hai sempre detto che quelli della Hubris Bianca devono fare una brutta fine — e dimentico sempre che mio padre te lo sei preso proprio da quella parte di mondo. Incoerente fino all'ultimo.
«Come conosce mia madre?»
«In realtà non credo di averle mai parlato personalmente... Ma abbiamo un'amicizia in comune.
Magdalene Cronje. Sei cresciuto con suo figlio, da come mi ha detto.»
Quella sgualdrina. Una condanna quando frequentavo casa sua e una condanna anche adesso che non sono più obbligato a vederla. Nulla di buono può essere uscito dalle sue labbra, non sul mio conto — non esiste persona al mondo che mi detesti più di lei.
«Roba vecchia.»
Come quella decrepita arrampicatrice sociale. «Spero comunque se la passi bene.»
Credo che, dal modo in cui ho detto queste ultime parole, anche Sara abbia capito quanto profondamente schifo la sua amichetta del cuore: mi invita ad accomodarmi sul divano presente nel salotto, offrendomi da bere e lasciando cadere l'argomento. Non ho voglia di parlare con lei, figuriamoci se mi tocca fingere simpatia per la stronza e per il figlio di merda che ha procreato. Avrà detto infamità anche su
mia madre ora che ci penso. Un giorno dovrò rapirla e lasciarla marcire nel deserto.
«Da quanto tempo sei un volontario delle Sentinelle, Einar? Lo chiedo perché sembri appena maggiorenne.»
«Il mese prossimo saranno due anni, signora.»
«E quando sei nato?»
«Diciassette del Silenzio, nel 3056.»
Sorseggia dal calice, contemplandomi come se fossi un abito di sartoria in una vetrina. La emulo, perché in fin dei conti non è male e Arash ancora non si presenta per salvarmi da questa situazione di merda. Se perdessi la pazienza potrei fargliela pagare piuttosto volentieri... «Ventisei anni, quasi ventisette. Sei davvero appena maggiorenne.»
«Sì, entrare nelle Sentinelle è sempre stato un mio desiderio.»
«Ammirevole da parte tua.»
Ho l'inaspettata — anche se non insolita — sensazione che mi stia
studiando, o forse addirittura
mettendo alla prova. Non mi toglie gli occhi di dosso nemmeno mentre sfila due sigarette da un pacchetto, una per lei e una per me, che accetto per l'inevitabile ansia con cui sto cercando di convivere in silenzio. Devo essere caduto in una cazzo di trappola.
«So che passi molto tempo con mio marito.»
Al giorno d'oggi uno non si può nemmeno più fidare dei messaggi su Pravuil.
«Il mio primo incarico oltre le Mura è stato con Arash, è come un mentore per me. Andiamo molto d’accordo... Nel senso che rendiamo bene come partner... Lavorativi, intendo.»
«Immagino... Arash è una persona molto paziente, sarà stato facile diventare amici...
nonostante la differenza di età e ruolo.»
«… Sì, penso non potesse capitarmi un compagno migliore su cui fare affidamento. Mi ha insegnato molto.»
«Anche a scopare?»
Resto in silenzio per qualche istante. La guardo dritta nelle palle degli occhi e vorrei sprofondare nel pavimento, ma l'orgoglio me lo impedisce categoricamente.
L'ha detto davvero?
L'ha detto davvero.Sono fottuto, Arash è fottuto — se lo dicesse a Magdalene ci metterebbe due secondi a saperlo anche mia madre e mi toccherebbe cambiare Metropoli sul serio. Lisa non è una fan di queste cose. L'unica volta che ho osato confidarle che avevo tradito la fidanzatina del tempo non l'ha presa molto bene.
«Non ho mica aspettato i venticinque per farmi una scopata.»
«E tra tutti dovevi proprio scoparti mio marito?!»
Okay, la mia non è stata una risposta adatta alla situazione. Boo-hoo, Einar insensibile come pochi. Però non può davvero pensare che per tutta la mia adolescenza io non abbia fatto niente, è ridicolo. Ma mi ha visto bene?
«Ascoltami, Sara —»
«Sai anche il mio nome? Avete parlato di me? Cosa ti ha detto quello stronzo su di me?!»
Come diamine si placa una donna di cinquant'anni, moglie e madre, ferita per aver appena accertato che suo marito si scopa un ragazzo di ventisei anni, indubbiamente attraente e con la libido sempre alle stelle? Avrei dovuto controllare in anticipo in qualche biblioteca — magari esiste un manuale a cui affidarsi.
«Ma niente, ogni tanto gli chiedo come te la passi, come se la passano i vostri figli —»
«Che hanno la tua età!»
«Faccio finta di non saperlo già?»
Apprezzo i suoi sforzi per non piangere. Vedo la sua frustrazione sfogarsi su quel misero calice di vino, tracannato alla bell' 'e meglio mentre cammina avanti e indietro per la stanza. Dovrei forse alzarmi dal divano, posare il bicchiere da qualche parte, smettere di fumare e darle un abbraccio consolatorio. O magari levare le tende e basta, per evitare che possa dire qualcos'altro di compromettente e lasciare la rottura tutta ad Arash.
«Ti rendi conto che ti scopi da chissà quanto un uomo sposato con dei figli, Einar?»
Nemmeno mia madre, però, si rivolgerebbe a me in questo modo. Mi stavo
quasi per sentire in colpa.
«… E quindi?»
«Dovresti trovarti qualcuno della tua età, giovane e prestante, non vincolato da un matrimonio, con cui poter uscire alla luce del sole. Non ha senso fare l’amante a ventisei anni.»
«Ma saranno anche affari miei, questi.»
«Lo sarebbero se non fosse il
mio cazzo di marito!» Vorrei trovare un valido motivo per darle torto, perché secondo me un po' se lo merita. Il problema è che ha tutte le ragioni di questo mondo per dare di matto. «Ho passato
trent’anni della mia vita con lui. Tutti gli avvenimenti importanti, i traguardi, le gioie, le condanne... li ho vissuti con lui. È stato tutte... tutte le mie prime volte e credevo anche le ultime. Ho costruito una
famiglia con l’uomo che
te lo mette nel culo quando io non ci sono.»
Mi piacerebbe tanto precisare che spesso
non sono io il passivo della coppia ma... Forse non è il caso. Sicuramente non sono fatti suoi, ora che ci penso. In realtà non capisco perché stia dando la colpa a me: non le ho rubato il marito, non gli ho mai chiesto di lasciarla per passare il resto delle nostre esistenze insieme. Lo prendo solo
in prestito qualche volta.
«Capisco che adesso sei arrabbiata, ma stai ingigantendo la cosa.»
«Io sto ingigantendo la cosa? Mi ha tradito, Einar.
Con te.»
«Resti comunque la persona che ha deciso di sposare, con cui ha avuto una famiglia e tutte le sue prime volte — tranne un paio, ma non è di certo colpa tua — eccetera eccetera. Per quanto possa sembrarti un dramma assurdo
adesso, in realtà non è successo niente.
Io non sono nessuno. Non ho alcun diritto e lui non ha mai avuto alcun dovere nei miei confronti: sono solo l'impegno da mettere in agenda quando non deve lavorare o stare con te.»
Un po' mi si strozza la voce mentre dico queste cose — che sono vere, messe in chiaro fin dal primo giorno della nostra approfondita "conoscenza". Dopo un anno a scopare, il più delle volte, sempre con la stessa persona... Non posso negare che ci sia del sentimento sincero e reciproco. Mi scopro ad essere quasi geloso di Sara, di tutto quello che hanno avuto insieme mentre io ero a giocare con le bambole o ad ascoltare musica da solo nel mio appartamento. Forse non l'avevo realizzato fino a questo momento perché, per me, lei era solo un volto in una mezza foto che ho visto mesi fa. Forse semplicemente non ho voluto pensarci.
«Quindi dovrei perdonarlo e andare avanti come se niente fosse? Non funziona così quando sei innamorato di qualcuno, Einar.»
Purtroppo lo so bene ma non posso né voglio dirglielo. Dopotutto continuo ad essere
l'amante di suo marito e non penso voglia davvero conoscere i miei drammi personali — non è che possiamo essere amici, sarebbe assurdo.
«No, assolutamente. Quello che intendevo dire... Dovreste parlarne voi due, a tavolino, e vedere che fare. Perché anche se io sparissi dalle vostre vite... Non risolvereste niente. Arriverebbe un altro Einar — per quanto ne so io, potrebbe anche esserci già — e tu continueresti ad essere infelice.»
Come lo sono anche io adesso, a furia di spalarmi merda addosso nella speranza di placare la sua ira funesta. Arash me la pagherà davvero cara per questo — sempre se vorrà vedermi ancora. In effetti non abbiamo mai parlato di cosa avrebbe fatto se Sara fosse venuta a conoscenza dei fatti. Spero almeno ci abbia pensato da solo e che non abbia sul serio intenzione di farla contenta.
Se non altro, adesso che ha deciso di sedersi di nuovo, un briciolo di quell'ansia che avevo sembra essere andata via. È meno irragionevole di quanto avessi immaginato.
«Da quanto va avanti?»
«Un annetto.»
«E siete innamorati?»
«Posso risponderti solo per me.» Non sono affatto sorpreso dalla domanda: a ruoli inversi ci avrei messo anche meno tempo di lei per porla. «Credo di sì, di essere innamorato di lui. Ma tu ora mi dirai che sono troppo giovane per saperlo, che lui invece è troppo vecchio e mi sta sicuramente usando per farsi una —»
«No, non l'avrei detto. Avevo la tua età quando ho deciso di sposarlo e posso immaginare perché lui abbia scelto di... insomma... prendere una sbandata per te.»
Mi concede un sorriso colmo di amarezza e, per la prima volta da quando sono piombato fuori casa sua, ha abbassato lo sguardo. Credo sia in imbarazzo o che provi disagio — spero solo che in realtà non si vergogni di se stessa. Da quello che ho sentito è davvero una donna fantastica, con un carattere forte e dalla battuta sempre pronta; Arash, per quanto mi abbia confessato di non amarla più come un tempo, non ha mai espresso un commento negativo su di lei; facendo qualche domanda in giro, poi, è uscito fuori che era una di quelle super gettonate della sua annata — e non è mica poco. Il vecchio Arash ha puntato al meglio di due generazioni diverse.
«E io posso immaginare perché abbia scelto di sposare te, Sara.»
annotazioniCaratteri (spazi inclusi): 12.500 ca.
Tipologia scena: Scena in Solitaria.
→ Fino a ieri avevo solo 4k caratteri di dialogo. Non so cos'è successo.
→ Btw, non so se mi è piaciuto questo tentativo di prima persona. Sicuramente "interessante", da provare ma... Secondo me non è troppissimo nelle mie corde. Non penso che farò una replica di questo esercizio di stile. : )