Era mio padre

[A sad scene with Daniel]

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    In the Arms of Fear

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    Anno 3083, Mese delle Piogge — Indugence

    Daniel considerava suo padre un uomo strano. Ormai erano tre mesi che era morto, e solo allora, davanti al suo corpo inerme e pallido, che il giovane Crowley capì di non averlo mai compreso veramente.

    Edward Crowley perseguiva l’idea di un Norn indistruttibile, immune a tutto, e aveva tentato di riflettere questo suo desiderio persino sul suo stesso figlio. Figlio che solo guardando il suo letto di morte cominciava a capire il perché di tale ossessione. Sotto l’apparenza dura e incorruttibile, in realtà si nascondeva un’anima ferita, distrutta da una vita troppo brutta da riuscire a sostenere e che se n’era andata senza mai riuscire a sconfiggere quei demoni che governavano la sua mente. Colui che, per evitare di essere ferito nuovamente, aveva deciso di diventare immune e insensibile a qualsiasi cosa.

    Col passare degli anni, a Covetousness, nonostante la sua apparente insensibilità, Daniel aveva passato molto tempo a pensare al suo passato, al suo analizzare suo padre da lontano, per poter alla fine affermare con certezza che lui si odiasse per questa sua debolezza: quella di non essere riuscito, veramente, a proteggere suo figlio e la sua famiglia, continuando a chiedersi dov’è che aveva sbagliato, e come mai il mondo continuava ad essere un mondo spietato per lui e per tutti coloro a lui cari.

    Ma queste ormai erano sono solo congetture, basate su racconti e ricordi e dall’ultima scena che Daniel non avrebbe mai dimenticato. La pioggia batteva alle porte della cattedrale, nella città alta di Indugence. Il ticchettio incessante delle gocce sulla dura pietra copriva qualsiasi altro suono, così che i canti non erano più udibili da fuori. Nella bara, un uomo con le corna giaceva immobile come una statua di cera, vestito a festa e ornato di fiori.

    Credamus diis animam, et aeternam donent ei requiem.

    Daniel alla morte ci era abituato. Dopotutto, lui uccideva per vivere. E se le persone morivano tutti i giorni, perché allora faceva così male vedere una bara, e sapere che qualcuno che anche solo conosceva ormai non esisteva più? E perché l’ultimo pensiero che doveva avere di qualcuno doveva essere quello più triste?

    Similis Vita morti se dedit

    Mentre la litania continuava, Daniel si guardò intorno. Si poteva capire quanto una persona era stata amata solo dopo la sua morte; tutt’attorno, infatti, vi erano amici di cui nessuno sapeva l'esistenza, piangenti in fondo a osservare, come tutti gli altri. Compagni di sempre che, invece, non avevano ancora accettato la verità, sputata davanti ai loro stessi occhi o, meglio ancora, non la volevano accettare. Adulti che, al loro fianco, pregavano per i propri figli, sperando che la stessa sorte non toccasse a loro, che sarebbero vissuti a lungo e si sarebbero dimenticati di quel tragico momento, come se cancellarne il ricordo potesse salvarli dalla fine.

    sicut iustitiae in Fatum contexta

    Daniel, tuttavia, la pensava diversamente. Ai suoi occhi, Thanat era un dio imparziale, che toccava tutti e non risparmiava nessuno. Dopotutto, tutti dovevano morire, che fossero bambini o adulti, persone, animali o piante, tutti prima o poi sarebbero stati costretti ad andarsene. Tutti. Perfino lui, un giorno.

    etiam coram illi qui nos ducunt.

    Appena il canto finì, Daniel si avvicinò alla bara, in procinto di essere chiusa. Aleister era li a fianco insieme agli altri becchini, pronto a sigillarla e a portarla via, insieme al suo occupante, verso l’ultimo viaggio finale.

    «Se vuoi dire qualcosa, questo è l’ultimo momento per farlo.» fece Aleister, mentre Daniel continuava a guardare in basso, scuro in volto. Il Norn non disse una parola, limitandosi a mettere una mano nella tasca e a porgere ad Aleister una collana, avente come ciondolo una piccola urna. Nemmeno Aleister parlò, limitandosi semplicemente ad annuire e a prendere tra le mani quell’insolito oggetto. Sapeva benissimo cosa dovesse fare.

    Daniel avrebbe ripreso quello stesso ciondolo poco dopo, mettendosela al collo prima di ripartire per Covetousness. L'urna era fredda al contatto, cosa che fece rabbrividire il Norn prima di aprirla e sbirciare al suo interno, osservando un leggero strato di cenere a riempirla. Una parte delle ultime spoglie mortali di Edward Crowley.

    In qualche modo, Daniel avrebbe avuto suo padre con sé. Fino alla fine.


    YFEvHMb

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    annotazioni
    • Scena che avevo in mentre da troppo tempo, e che solo ora mi sono deciso a postare. Consideratelo come un modo per esorcizzare una certa cosa.

    • L'header (ringrazio Sad Reality. avermelo fatto c:) rappresenta un fiore di loto. Nella tradizione buddista, il Loto è simbolo di purezza, di elevazione spirituale e di resilienza.

    • Il canto in latino si dovrebbe tradurre così. Non è un latino accurato, quindi chiedo perdono se qualcuno dovesse trovare errori :v

    Credamus diis animam,
    et aeternam donent ei requiem.
    Similis Vita morti se dedit,
    sicut iustitiae in Fatum contexta,
    etiam coram illi qui nos ducunt.
    Affidiamo agli dèi la sua anima,
    e che concedano a lui il riposo eterno.
    Come la Vita si abbandona alla Morte,
    come la Giustizia intessuta al Destino,
    che possa innalzarsi anche lui alla presenza di coloro che ci conducono.

     
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0 replies since 13/9/2023, 21:17   38 views
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